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23 maggio 2012

Fic: Change 6

Autrice: Riri

CHANGE

Capitolo 6

Era circondato dalla nebbia. Non riusciva neppure a vedere il palmo della propria mano. Non capiva... che cosa stava succedendo?
Udì un verso. Si voltò. Azelf era là, sospeso nell'aria e lo fissava. Ma perché era lì? Che cosa significava? E dov'era finita Misty?
Il gioiello sulla fronte del pokémon si illuminò e per qualche motivo quella luce rossa gli procurò un dolore lancinante alla testa, come se qualcosa cercasse di penetrarvi con la forza di una trivella.
D'un tratto delle immagini cominciarono a susseguirsi nella sua mente, dapprima confuse, irriconoscibili, poi sempre più nitide, fino a diventare di senso compiuto: vedeva una villa enorme, con sopra, sospeso nel cielo, uno strano velivolo scuro, che non riconobbe subito. No, ciò che riconobbe fu un suono. Una risata, più precisamente. Maligna, spietata.
Sì, non c'erano dubbi, era lei. Di nuovo. L'immagine mutò. Ora vi era una prateria erbosa illimitata. Solo una costruzione spiccava al centro di essa. Era molto antica, dalla tipica architettura Maya. Di nuovo cambiò.
Ora era all'interno del tempio, in una sala circolare, con al centro una spada di pietra, conficcata nel pavimento fino all'elsa. E di fianco... ancora lei. Ghignava malignamente, mentre protendeva le mani verso la spada.
Una sensazione di pericolo pervase Ash fino al midollo. No, non doveva farlo. Sentiva che sarebbe successo qualcosa di terribile se quella spada fosse stata estratta.
La voce di Azelf rimbombò nella sua testa, coprendo ogni altro suono, ciò che vedeva venne abbagliato da una forte luce, poi il buio.

Aprì gli occhi di scatto, quasi trattenendo il respiro dallo spavento. Dove si trovava? Dov'era Azelf? Che cosa era successo?
    • Ash! –
Si voltò e vide Misty china su di lui. Dalla sua espressione pareva davvero sollevata. Solo in quel momento si rese conto di essere sdraiato su un divano, con ancora indosso il costume dello spettacolo.
    • Ma che... cosa... –
    • Sei svenuto Ash. – intervenne una seconda voce.
    • Brock! Che cosa ci fai qui? Ci sono novità? –
    • No, ero solo venuto a vedere come ve la cavavate. E trovo te colpito da un'altra visione di Azelf. –
    • Visione.... allora è questo che è stato. –
    • Ash... che cosa hai visto? –
    • Io... non ne sono sicuro... –
    • Forza amico, sai meglio di me quanto dobbiamo prendere seriamente ciò che quel pokémon ti mostra. –
    • Ho visto Jay. Jay la cacciatrice. –
    • Cosa?! Ma è impossibile, Jay è … –
    • Morta, lo so. Ma a quanto pare non la è tanto come pensavamo... –
    • Questo è un bel problema... –
Misty guardò prima uno, poi l'altro, a seconda di chi apriva bocca, cercando di riuscire a cogliere il senso di quel discorso da sola. Quando le fu chiaro il contrario, decise di interromperli.
    • Alt! Chi sarebbe questa Jay? –
    • Jay era una spietata cacciatrice di pokémon. Li rubava alle persone per rivenderli a cifre esorbitanti. Farebbe di tutto pur di impadronirsi di un pokémon potente. – spiegò Brock, sedendosi ai piedi del divano.
    • Pensavamo fosse morta nell'esplosione della propria aeronave, durante lo scontro con i tre pokémon dei laghi... ma a quanto pare ci sbagliavamo. A quanto pare presto... molto presto, ritornerà. –
    • E tu non credi che... – ragionò Brock, rabbrividendo – … che ti cercherà... per ucciderti, vero? –
    • Ha già cercato di farlo decine di volte. Non ci è mai riuscita. –
    • Sei stato fortunato, Ash. Ma se Azelf ha voluto avvertirti, vuol dire che anche tu centri in questa storia. –
    • No, no, no, fermi tutti! – urlò Misty, che ancora una volta si era persa parte del discorso – Uccidere?! Come sarebbe a dire? –
    • Diciamo che Ash le ha dato parecchio fastidio a Sinnoh. E che per colpa sua, oltre ad averci rimesso un capitale di soldi, ha pure rischiato la morte. –
    • Aggiungiamo pure che è diventata mia nemica giurata e che, se solo ne avesse la possibilità, non esiterebbe un solo istante a farmi fuori una volta per tutte. – mormorò mestamente Ash. Misty lo fissò: pareva preoccupato. Ma non per se stesso, quanto per quel che aveva visto nella visione.

Presto Ash si rese conto di essere rimasto svenuto per quasi tutta la notte. L'orologio digitale segnava le dieci del mattino. Ash guardò il costume ancora umido appeso fuori dalla finestra ad asciugare. Misty lo aveva di nuovo cambiato con i suoi metodi “graziosi e gentili”, rimettendogli indosso il solito completo giallo e rosso.
Ma quella volta l'aveva lasciata fare senza proferire parola. No, la sua mente era altrove. Era preoccupato per quello che aveva visto. E il fatto che non riuscisse a spiegarsi la sensazione di inquietudine legata alla vista di quella camera circolare lo agitava ancora di più.
Qualcuno bussò alla porta.
    • Avanti... –
A fare capolino fu Misty, subito seguita da Brock.
    • Ci hai chiamati, Ash? –
Pikachu sgusciò tra le gambe della ragazza, saltando in grembo al suo allenatore. Era andato a chiamarli come gli era stato chiesto.
    • Sì, volevo parlarvi. –
    • Bhe, siamo qui. – disse Brock, richiudendosi la porta alle spalle. –
    • Misty deve lasciare la regione. –
    • Come?? – chiesero in coro i due, ma Ash scosse la testa, continuando con il suo discorso.
    • Jay sta tornando e la prima cosa che farà sarà quella di venirmi a cercare. Non è stupida, non ci metterà molto a scoprire dove abito. E ora che Misty ha le mie sembianze è in pericolo. –
    • Ma io non sono uguale a te. Se questa donna ti odia realmente come dici allora ti conoscerà bene. Lo vedrà il colorito diverso di occhi e capelli. –
    • Misty... è una persona che trasforma le persone in pietra, secondo te gliene frega qualcosa se hai una pigmentazione differente degli occhi?! – sbottò Ash, scattando in piedi, rovesciando per terra il povero Pikachu, che si rialzò scrollandosi il pelo.
    • È già un bene che mia madre sia a Jotho, fuori da ogni pericolo, e anche tu Brock farai meglio a sparire. –
    • Calmati, Ash. Prima spiegami una cosa: hai visto dove si farà rivedere la prossima volta? – lo interruppe il ragazzo.
Il moro rifletté, ricordandosi della enorme villa.
    • Sì, al Palazzo del Master. –
    • Qui a Kanto, allora. –
    • Ash... – Misty si fece avanti, per guardarlo dritto negli occhi.
    • Vuoi davvero che me ne vada? Come farai tu qui da solo? –
    • Me la caverò, non è certo un problema. Quello che mi interessa adesso è mettere voi al sicuro. – non c'era dubbio nella sua voce, solo ferma convinzione. Misty sospirò. Sapeva che avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma che lui non avrebbe mai cambiato idea.
    • E va bene allora. Per questa settimana starò dal professor Oak. Poi vedrò cosa fare. –
    • Grazie Misty. E tu Brock... mi sentirei più sicuro se anche tu stessi con lei. –
    • Non preoccuparti. Contatterò anche Lance e gli dirò di tenere sott'occhio il Palazzo. –
Ash annuì, sollevato. Abbassò lo sguardo sul suo piccolo pokémon giallo, che lo ricambiò, guardandolo interrogativo. Si inginocchiò, porgendogli il braccio, su cui Pikachu si arrampicò.
    • Pikachu, me lo fai un favore? Terresti d'occhio Misty per me? –
Il roditore, dopo un primo momento di dubbio, annuì con il testolino, balzando sulla spalla della ragazza.
    • Ma Ash... tu... –
    • Io non ho bisogno di niente. Sono al sicuro finché starò qui. E con qui intendo questo corpo. Non vi dovete preoccupare. –
Misty sospirò pesantemente. Si voltò a fissare Brock che, capendo il messaggio, uscì dalla stanza, seguito dal topo giallo, lasciandola sola con Ash.
Quando furono rimasti solo loro due, Misty non fece neppure in tempo a dire una parola che Ash la anticipò.
    • Misty, ti prego stai attenta. –
    • Ti sei dimenticato di con chi stai parlando? – lo interruppe beffarda, ma il ragazzo non cambiò espressione. Seppure fosse nel corpo di una ragazza... nel suo corpo, lo sguardo non era cambiato minimamente. Le bastava guardare quegli occhi per capire che lì c'era Ash.
Le si avvicinò, prendendola per un braccio e trascinandola davanti allo specchio. Le mise una mano sul collo della maglietta e lo tirò in modo da scoprire la spalla.
    • Ehi, ma che... – Misty non terminò neppure la sua protesta, quando vide riflesso nello specchio qualcosa che in quei giorni non aveva mai notato: sulla schiena, tra collo e spalla, c'era una sottile cicatrice biancastra. Pareva parecchio recente.
    • Questo è uno dei regali lasciatimi da quella donna. O meglio, dal suo Drapion. –
    • Drapion?! Non è quella sottospecie di scorpione schifoso? – Misty rabbrividì.
    • Mi è andata molto bene... –
Le mollò la maglietta, indietreggiando fino alla finestra. Non aveva mai visto un'espressione tanto preoccupata sul suo viso.
    • Ash cosa... –
    • Mi sento morire... –
    • Eh? Perché? Ti senti di nuovo male? – gli andò vicino, ma i suoi occhi erano ancora accesi e vigili, non come quando aveva avuto la visione.
    • No, solo... non posso credere di essere io la causa di tutto questo. Se tu non fossi dentro il mio corpo e io nel tuo... a quest'ora, come giusto sarebbe, ci sarei io al tuo posto. Sarei io ad affrontare quel che mi spetta e non tu al posto mio. –
    • Va bene, Ash Ketchum, adesso ascoltami. – lo prese per la collottola della giacchetta gialla e lo obbligò a guardarla – Tu non hai nessuna colpa. È successo quel che è successo e, se devo dirla tutta, sono felice di essere in questo corpo, in questo momento. –
Lo mollò, ancora sorpreso dalla sua reazione. Quindi si voltò e fece per uscire dalla stanza. S bloccò solo all'ultimo.
    • Ah, giusto. Non ti preoccupare, vedrò di venire a ripescarti presto. O non durerai molto con le mie sorelle. Ci vediamo presto Ash. –
E detto questo, sparì, richiudendosi la porta alle spalle. Ash fissò la superficie legnosa, guardando poi fuori dalla finestra, vedendo i suoi due amici, assieme a Pikachu, uscire in strada, percorrendo la via fino alla fermata della corriera che li avrebbe riportati a Pallet.
Misty ancora non si rendeva conto di quanto pericolosa fosse la situazione. Prendeva ancora troppo sottogamba troppe cose. Ed era questo che lo preoccupava di più.

Nei giorni che seguirono Daisy gli affidò i pokémon di Misty. Riaprì la palestra e il povero Ash fu sobbarcato di ragazzini ansiosi di avere un incontro ufficiale. Ma c'era da dire che Ash non era esattamente l'ultimo scemo di turno. Infatti gli sfidanti non ebbero vita facile con lui e più di una volta perse apposta dopo avere appurato lo spirito promettente dell'avversario.
Oltre a questo però c'erano anche il mantenimento dei pokémon, la cura della palestra. Gli fecero perfino pulire il fondo della piscina, oltre che ad obbligarlo a una replica dello spettacolo già svolto, con l'unica sostituzione di Misty, che fece Violet.
Morale: arrivò a fine settimana completamente sfibrato di ogni forza. Si chiese come facesse Misty a sopportare quello ogni singolo giorno e cominciò a capire sul serio cosa volesse dire essere un capopalestra.
    • Giuro... che mai e poi mai aprirò una palestra... – mormorò, lanciando un altra zolletta di zucchero nel caffè, unica cosa che ancora riusciva a reggerlo in piedi.
    • Ash. – Lily entrò in cucina, buttandogli davanti alcune buste ancora sigillate – Le ha portate adesso il postino. Ce n'è una che riguarda la consegna di quelle scenografie nuove che avevamo ordinato, ma io ora non ho proprio tempo. Ci potresti pensare tu? –
Neppure riuscì a rispondere che già era scomparsa oltre la soglia. Prese la tazza e se la portò dietro fino al lato del tavolo su cui erano posate le lettere. Riesumò dal gruppo quella che gli interessava e la estrasse, il tutto con una mano sola. La lesse velocemente e il punto fu chiaro: se volete le scenografie, venitevele a prendere. Tipico... spilorce com'erano di certo Daisy e le altre neppure avevano pagato la consegna a casa.
Prese la ricevuta, mettendosela in tasca, quindi si diresse verso l'ingresso, sempre con il caffè in mano. Quando però giunse alla reception, non la trovò vuota: Violet stava parlando con un ragazzo e anche se era di spalle, Ash ci mise mezzo secondo a riconoscerlo. Al che, rabbrividì.
    • Te lo ripeto, Giorgio... – stava dicendo la ragazza – Questo non è il periodo più adatto per tormentare mia sorella. –
    • Ma non le darò fastidio. – in quell'esatto momento si voltò, notandolo. – Misty! Ciao, è da un po' che non ci si vede. –
    • già … – e sinceramente, avrebbe continuato così molto volentieri per altri vent'anni.
    • Senti, hai da fare oggi? –
    • Bhe, sì... devo andare in questo posto a ritirare della roba... –
    • Allora vengo con te. –

Non poteva crederci. Nonostante si fosse ripromesso di non stare più vicino di trecento chilometri a quell'individuo, eccolo lì, dirigersi alla sede postale con una ricevuta in mano e Giorgio a lato, evidentemente felice come una pasqua.
    • Dormi poco? – gli chiese il ragazzo all'improvviso. Ash lo fissò con poco interesse.
    • Sì e allora? –
    • No, niente. Solo... non per offendere, ma hai delle belle occhiaie.–
    • Sì, lo so. Vallo a dire... alle mie sorelle. –
Giorgio lo guardò per altri brevi istanti, prima di distogliere lo sguardo, per posarlo a terra.
    • Senti... – disse poi, rompendo il silenzio – Se mai avrai bisogno di aiuto... se vedi che non ce la fai o altro... non pensarci e chiamami, ok? –
Ash lo fissò sbalordito. Il tono di voce di Giorgio era realmente sincero e preoccupato per lui. No, per Misty. Abbassò lo sguardo, improvvisamente a disagio. Lui invece che cosa aveva fatto per Misty? Per anni non l'aveva più vista, né contattata. Chissà quante volte si era trovata in difficoltà e mai una volta lui era lì per lei.
Già... ma anche se ci fosse stato, lei non gli avrebbe mai confidato le sue fatiche. Era fatta così, non le piaceva pesare sugli altri, convinta di poter sempre fare tutto da sola.
Quando era saltato fuori Giorgio, subito si era innervosito, stando sull'attenti e quasi aveva avuto l'impulso di proibire a Misty di vederlo. Ma lui... chi era per fare quello? Si riteneva il suo migliore amico ma non era neppure stato in grado di aiutarla nelle cose più banali.
Giorgio invece... per tutti quegli anni ci era stato accanto. L'aveva aiutata, magari rendendole le cose più facili. E cercava sempre di rendersi utile, per alleviare il peso madornale che aveva sulle spalle. Lui sì che ci teneva davvero a lei.
    • Giorgio... grazie. – si sforzò di sorridere – Lo terrò a mente. –
Seppure avesse cambiato opinione su di lui, lo odiava comunque. Sì, perché gli aveva portato via la persona che per lui era più importante. Forse era solo egoismo il suo, o forse no. Fatto stava che quel ragazzo lo irritava davvero tanto, perché voleva forse più bene a Misty di quanto non gliene volesse lui.
Quando tornarono alla palestra, carichi come dei muli di tutta la roba ritirata, Giorgio lo aiutò a depositarla nell'ingresso, prima di sgranchirsi la schiena.
    • Abbiamo finito, direi. –
    • Sì. Grazie ancora. – mormorò. Era terribilmente amareggiato, anche perché nonostante tutto riconosceva le fatiche del ragazzo.
    • E di cosa? Ora devo andare, ma ricorda: se mai avrai bisogno di qualcuno, io ci sarò. –
Non riuscendo a rispondere, Ash si limitò ad annuire. Non si voltò nemmeno quando sentì la porta automatica aprirsi e richiudersi. Quando lo fece, Giorgio non c'era più.
Lasciò uscire tutto il fiato dai polmoni, facendosi cadere sulla sedia della reception. Si sentiva... distrutto. Definitivamente.
Il telefono squillò all'improvviso, ma la sua reazione non fu fulminea come sarebbe dovuto essere. Allungò lentamente la mano verso il ricevitore e lo sollevò di malavoglia.
    • Pronto, qui palestra Waterflower. –
    • Ash. Sei tu? –
Ash sentì un tonfo al cuore.
    • Misty! – la voce della ragazza pareva preoccupata e la cosa lo mandò in agitazione. – È successo qualcosa? –
    • No... forse. –
    • Cosa?? –
    • Bhe, oggi sono andata di buon'ora a casa tua, come ogni giorno, per intercettare le chiamate di tua madre e non metterla in ansia, ma... ho trovato una lettera nella cassetta postale. –
    • Che lettera? –
    • Viene dalla Lega stessa. Sei invitato, come anche altri allenatori, alla festa che si terrà questo sabato... al Palazzo del Master. –
Ash si sentì morire.
    • N-non avrai intenzione di andarci, vero? Potrebbe essere una trappola. –
    • Forse, ma la tua visione si sta avverando Ash. Non posso starmene qui con le mani in mano. –
    • Se tu provi anche solo a mettere un piede fuori da Pallet, io... –
    • Tu cosa? –
    • Io... io verrò con te. Sono previsti eventuali accompagnatori a queste feste, no? Bene, io sarò il tuo. –

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Allora, comincio per prima cosa ringraziandoti dei complimenti alla mia storia, "La chiave del tuo cuore" ^^ Sono davvero felice che ti sia piaciuta, ma in quanto a idee geniali, bhe, anche la tua fa concorrenza!!
Comunque... AVEVO INDOVINATO, ERA J!!!! *si sente Dio* Ma allora si chiama Jay? O.O Io l'ho sempre chiamata J, oddio XD Mi hai sconvolto la vita!
E' davvero un capitolo bellissimo. Davvero, Ash è stato davvero maturo *_______*
Puoi anticiparmi qualcosa, ti preeeeeego? ^w^ Scusa se sono così breve, ma sono in punizione e fra pochi minuti dovrò spegnere il computer ^^''
Bravissima, bacioni! Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!
Ser <3

Anonimo ha detto...

Ciao Ser! Comunque, J, Jay... è uguale, si pronuncia allo stesso modo, chissenefrega U.U (ciò che dico quando mi metto a ragionare su certe cose ahahah, così la butto lì e vado avanti) Ashy deve iniziare a pensare con la testa e non solo con lo stomaco e posso dire che in questo lo aiuterà il corpo di Misty, o meglio, il suo essere (quest'ultima frase è una spoilerata assurda, che però non ti spiego hihihi). per quanto riguarda il prossimo capitolo, si avrà nuovamente un Ashy bellerrimo nel suo vestitino giallo (Mi prendi in giro? n.d. Ash) (Senti, fai troppo ridere, ok? n.d. io) (simpatica... n.d. Ash) (E aspetta che vedano i disegni, muahaha n.d.io) (Non vorrai mica... n.d. Ash) (Oh, sì caro! appena ho finito di scrivere la fic li invio come allegato! n.d. io)
Vabbè, ritornando a noi, oltre a questa meravigliosa apparizione di Ash, ci sarà come ho già detto la "festa" al Palazzo del Master e qui si avrà l'apparizione di un lato del carattere di Ash ancora sconosciuto a Misty. parecchio in contrasto con l'Ash che conosciamo, ma forse nenche tanto... dipende dai punti di vista. E direi che con questo ho spoilerato abbastanza. ^__^ sperando in un tuo prossimo commento (E che cosa puoi mai aver combinato per essere in punizione?? O__O mah...)BACIONI
Riri