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8 agosto 2012

Fic: Angelus


Come ogni mercoledì, Riri torna con qualcosa di suo. E come anticipato, si parte con la nuova fic Angelus, che verrà pubblicata da qui in avanti ogni mercoledì, e ci terrà compagnia per tutto agosto.
Buona lettura ^^ E mi raccomando, commentate!

Autrice: RIRI

ANGELUS
Capitolo 1

Il cielo era sereno come ormai non era da parecchi giri di sole. Troppi, a suo parere. Finalmente le nubi grige avevano lasciato il posto all'azzurro profondo e mozzafiato del cielo pulito e l'aria fresca che soffiava, invece che essere forte e molesta, non era altro che una lieve brezza che smuoveva appena i capelli. Là, sopra le nuvole, nascosta dai pokémon e invisibile a qualsiasi occhio umano, si ergeva in tutta la sua magnificenza la città celeste, letteralmente, Cerulean City. Nient'altro che un isolotto, con un enorme edificio di marmo bianco al centro e vari giardini sontuosi e laghetti limpidi tutt'attorno. Varie catene dorate di enormi dimensioni passavano da colonna a colonna, su tutto il perimetro della città, quasi per tenerla in piedi. Figure umanoidi alate svolazzavano felici di qua e di là, colme di buonumore per la bella giornata che finalmente aveva deciso a farsi viva. Quello era un giorno speciale. Molto speciale. Finalmente le reclute dell'Accademia Celeste avrebbero tenuto il tanto agognato esame per passare da semplici Cherubini a Custodi in piena regola. Già, non l'ho detto? Cerulean City non è altro che la dimora dei cosiddetti “angeli custodi”, coloro che, dopo un costante e duro allenamento, vengono in possesso della possibilità di scendere nel mondo mortale per fare da spalla all'umano prescelto, in poche parole, il Protetto.
Ormai il sole aveva compiuto quasi tutto il suo arco giornaliero. Quasi tutti gli aspiranti Custodi avevano tenuto l'esame ed erano diventati Custodi, anche se purtroppo c'erano i più sfortunati che avrebbero dovuto ripetere gli addestramenti daccapo e ripresentarsi in un secondo momento.
Una ragazza dalle piccole ma vistose ali verde acqua, rese tremule dall'emozione, sedeva sulla panca di marmo della sala d'attesa. Era l'ultima. Tutti i suoi compagni avevano già eseguito la prova e da un momento all'altro sarebbe finalmente toccato a lei. Continuava a tormentarsi la lunghissima coda di sfolgoranti capelli color tramonto e ad ogni movimento la campanella che teneva legata vicino all'orecchio sinistro tramite un fermaglio lanciava i suoi tintinnii, che in quel momento di agitazione pura le parevano più un lamento che un suono gioioso e rasserenante.
Stava ancora tormentandosi le lucenti calzature d'acciaio sagomato, quando il portone della sala principale, il luogo in cui si sarebbe tenuta la prova, si spalancò, riversando in tutto l'ambiente una forte luce che, dopo tanto tempo in penombra, l'accecò.
  • Misty Waterflower. – tuonò una voce e subito il cuore della ragazza fece una tripla capriola. Era il momento. Alla fine era giunto davvero. Deglutì, cercando di combattere il tremito delle gambe che le stava addirittura impedendo di alzarsi in piedi e avanzò verso il salone. Non appena varcò la soglia, la pesante porta decorata da bassorilievi si chiuse automaticamente alle sue spalle.

Il sole era ormai per metà oltre l'orizzonte e i cortili di tutta Cerulean si stavano poco a poco tingendo di arancione, rosso e viola. Proprio sulla scalinata dell'Accademia, due ragazze parevano in attesa. Una dai lunghi capelli castani raccolti in due simpatici codini alla base del collo, che se stava seduta con la faccia appoggiata alle mani, e l'altra con lunghi capelli azzurri, anch'essi legati in due codini, seppure più disordinati, che continuava ad andare avanti e indietro dal nervosismo, rischiando quasi di scavare un solco laddove passava.
  • Marina, mi stai facendo venire la nausea. Ti vuoi fermare?! – sbottò la castana, stiracchiandosi e stendendo per bene anche le alette di un bel giallo cotonato. Parevano quasi ricamate in pizzo tanto le piume erano particolari ed eleganti. L'altra sbuffò, fermandosi di colpo e pestando un piede a terra.
  • Non posso fermarmi! Anzi, non capisco come tu possa essere così calma!!! Misty è dentro ormai da ore e non si è ancora fatta viva. Sono in ansia... e se è andata male? E se la stanno trattenendo più degli altri per cercare in tutti i modi di bocciarla? E se... –
  • E se stessi un po' zitta e ti sedessi? –
  • Bell'amica che sei, Melody! Neanche un po' di preoccupazione per la nostra compagnia e migliore amica! –
  • Bhe, direi che tra le due sono io quella a conoscerla meglio ed è per questo che sono tranquilla. Misty è Misty. Riuscirà sicuramente a passare senza troppi problemi. –
Le ali azzurro pallido di Marina fremettero, ma lei non rispose, messa con le spalle al muro. Passò qualche secondo, necessario per farle trovare la ripicca giusta, quando un rumore le bloccò le parole sul nascere. Si voltarono: il portone d'ingresso a doppia anta si stava aprendo. Quando fu completamente spalancato, emerse dall'ombra una Misty stravolta e con l'aria assente, quasi in trance. Strascicava i piedi e la schiena era lievemente curvata in avanti, le braccia abbandonate lungo il corpo. Melody scattò in piedi, mentre Marina le correva incontro.
  • Eccoti!!! Bhe? Com'è andata??? – chiese quest'ultima, più o meno gridando e prendendola per le spalle. Misty alzò piano lo sguardo, quasi si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza. Siccome l'espressione rimaneva invariata, Marina cominciò a temere il peggio, ma poco dopo un sorriso cominciò a delinearsi sul suo volto, sempre più largo, fino a diventare un sorrisone a trentadue denti. Senza dire una parola, quasi recuperando in un attimo tutte le energie, saltò al collo dell'amica, abbracciandola forte.
  • Finitaa! È finita finalmente! – gridò al colmo della gioia.
  • Vuoi dire che... – intervenne Melody, avvicinandosi con una piccola corsa.
  • Promossa! Sono una Custode, ora! – rise, staccandosi da Marina e facendo una piroetta a mezz'aria, sbattendo le piccole ali, per poi atterrare nuovamente. Era tanto felice che si sentiva scoppiare. Finalmente era giunta al termine degli studi e avrebbe potuto lasciare la città. Alla faccia delle sue sorelle e di tutti quelli che non avevano creduto in lei. Ma la cosa migliore era che tutte e tre erano state promosse. Lei, Marina e Melody. Fin da piccolissime Cherubine avevano fatto tutto insieme. E se una di loro fosse stata bocciata, per tutto il trio sarebbe stato uno smacco non da poco. Ma erano lì. Tutte e tre. Nel pieno della loro forma.
  • Immagino tu non veda l'ora di andare a casa. – sorrise Melody.
  • Già me le immagino le facce delle tue care sorelline. – mormorò sadica Marina.
  • Sì, verdi d'invidia! – scoppiò Melody, ridendo di gusto. Misty sorrise del loro entusiasmo.
Già. Misty era stata l'unica della sua famiglia a volersi cimentare nelle difficili lezioni dell'Accademia. Le sue sorelle non avevano alcun interesse a diventare Custodi, né a lasciare la città. Stavano bene lì, con la loro casa e i loro spettacoli di magia e acrobazie aeree e subacquee. Tutto il contrario di lei, insomma. Quando aveva avanzato il proprio volere di iscriversi all'Accademia, la risposta delle sue sorelle era stata una lunga e “gratificante” risata sguaiata. E invece ora eccola lì. Custode in piena regola.
  • Ehi, avete notato? – saltò su Marina all'improvviso.
  • Cosa? – Misty la guardò come se fosse un alieno. Sapeva che la sua amica era estremamente esuberante, ma certe volte scattava gridando così di botto che la terrorizzava.
  • Non appena siamo salite di grado le nostre ali sono cresciute! Guarda quelle di Melody, tutte fru fru, che sembrano un cuscino imbottito. –
  • Ancora con questa storia?! – sbottò la diretta interessata – Io ho delle belle ali! Punto. –
  • Le mie si sono infoltite e le penne allungate. Assomigliano sempre di più a quelle di un cigno, non trovi? – rise, voltandosi per farle vedere le ali. Melody sbuffò, girandosi dall'altra parte.
  • E anche le tue sono cambiate! Guarda! Il colore è più brillante e le piume si sono infoltite anche a te! Per non parlare delle pieghe delle penne, quasi a ricciolo. Sono molto eleganti! –
  • Bhe, ti ringrazio. – sorrise.
Per tutto il viaggio di ritorno a casa Marina non stette zitta un solo istante, com'era suo solito fare. Melody era sempre stata infastidita da questo suo modo d'essere, ma nonostante tutto erano così diverse che obbligatoriamente si volevano un gran bene. Misty, invece, si divertiva sempre tantissimo, soltanto con la loro presenza, che era capace di dipingerle il sorriso sul volto anche nelle giornate più cupe. Erano passati tantissimi anni, ma era contenta di constatare che, nonostante tutto, tutte e tre erano rimaste le stesse di sempre e le piaceva credere che certe cose sarebbero rimaste invariate anche negli anni a venire.
Quando giunsero all'incrocio che le avrebbe divise, ognuna verso la propria casa, Marina si rizzò come un soldato, ponendosi la mano sopra la fronte a mo' di saluto.
  • Un urrà per Misty, che nonostante tutti i suoi difetti è riuscita a diventare Custode! – proclamò.
  • Ehi! Quali difetti?! – chiese fingendosi offesa, ma sorrideva ancora. Sapeva di avere un caratteraccio e loro ormai ne erano al corrente da... sempre, più o meno.
  • Bhe sì. Aspetta, dunque... – fece Melody, poi iniziò ad elencare sulle dita delle mani – Scontrosa, scorbutica, permalosa, a volte egocentrica, manesca... –
  • Va bene, va bene, ho capito il concetto! – rise cercando di tapparle la bocca.
  • Eh no! – si lamentò Marina. – Ti saresti dovuta arrabbiare, altrimenti il “permalosa” non corrisponde! –
  • Mi spiace, ma oggi sono troppo felice per arrabbiarmi! –
  • Bene, allora ci vediamo più tardi! – sentenziò Melody.
  • Ah, già! Me ne stavo già dimenticando! – urlò Marina, sbattendosi un pugno sul palmo aperto della mano. Melody la guardò infastidita.
  • Sei sempre la solita... –
  • Va bene, allora a dopo ragazze! –
Detto questo, si separarono. Già. Tempo di rifocillarsi e riprendere le forze e sarebbero dovute tornare all'Accademia. Già da quella notte sarebbe cominciato il loro nuovo lavoro di Custodi. Già da quella notte, avrebbero individuato il loro Protetto.

  • Bhe... a quanto pare ce l'hai fatta, nanerottola... – disse Lily non appena la vide. Ormai Misty era in casa da tempo, ma la sorella si era fatta viva solo in quel momento. Davanti al “nanerottola” fece una smorfia.
  • Lily! Un congratulazioni è più che sufficiente. – la ammonì Daisy, schiaffandosi indietro una delle sue lunghe ciocche bionde.
  • Sì, sì, bhe, congratulazioni... – disse, dirigendosi verso la fonte casalinga di acqua (una fontanella zampillante) senza neppure guardarla più negli occhi. Misty sbuffò.
  • La tua è solo gelosia. Non credevi, eh? E invece eccomi qui: Custode! –
  • Non credere che ora sarà tutto rose e fiori, sorellina. – intervenne una terza voce: Violet.
Daisy sospirò. Nemmeno quella sera si potevano evitare le discussioni? Misty guardò la sorella dai capelli blu/violetti in cagnesco. Quella scrollò le spalle.
  • Voglio solo dire... – esordì – che ti sei tirata la zappa sui piedi da sola. La vita da Cherubini è più facile. Essere Custodi comporta tanto impegno e responsabilità che una come te mai potrà reggere. –
  • Solo perché tu non ce la faresti, non vuol dire che neppure io... –
  • Non ho detto questo, Misty. Ragiona un attimo. Tu ora sei tutta contenta per che cosa? Essere diventata Custode e poter finalmente avere il tuo Protetto... o essere diventata Custode per sbattercela in faccia? –
Misty fece per ribattere, ma le parole le morirono in gola. In effetti... non aveva tutti i torti. Violet stava per esibire un sorriso trionfante, quando Misty si riprese.
  • Sono felice di essere diventata Custode e di poter finalmente lasciare questa città. Da anni sogno di vedere com'è il mondo umano. –
  • Sì, bhe, peccato che non vai a fare una gita di piacere... –
  • Sia come sia... – intervenne Daisy, alzando di un tono la voce, per zittire qualsiasi altro commento nascente – Siamo orgogliose del tuo traguardo. Hai scelto la tua strada e ti stai impegnando per andare avanti, sorellina. Sì, lo ammetto, non nutrivo neppure io molte speranze, ma ce l'hai fatta. Questa è l'ultima sera che passerai a casa, perciò davvero non trovo il motivo per il quale dovremmo discutere. –
Ognuno si zittì e Misty guardò la sorella maggiore con un misto di stupore e confusione. Mai, prima d'allora, Daisy l'aveva difesa con così tanta decisione. Né le aveva riservato parole d'incoraggiamento o di orgoglio. Le piccole ali da Cherubina di Daisy fremettero appena, quasi fossero ferme da troppo tempo e si fossero addormentate. Erano rosa pallido e bellissime, nella loro semplicità. Gonfie, piene di piume elaborate e dalle forme più strane, quasi nobili. Così come quelle di Lily e Violet. Misty aveva ereditato invece quelle meno vistose del padre, ma anche lei qualche ricciolo e piuma delicata l'aveva.
Quando venne il momento di partire, prima che uscisse dalla porta di casa per l'ultima volta, Daisy le pose su una ciocca di frangia una molletta a forma di ala, con una piccola acquamarina incastonata sopra.
  • Per sentirti sempre vicina a casa, bene o male. – aveva detto. Misty l'aveva riconosciuto: era il fermaglio di sua madre. Lei, per tutto il tempo in cui era stata Custode, l'aveva portato con sé come portafortuna. Le era stato donato da sua madre, che l'aveva ricevuto dalla madre a sua volta. Era un po' un cimelio di famiglia che veniva tramandato di generazione in generazione. Ed ora era passato a lei.
  • Vai, sorellina. E rendi orgogliosi mamma e papà. –
Già... mamma e papà. I suoi genitori erano morti ormai da anni, sacrificati assieme a tanti altri per difendere la razza angelica dalle ombre eterne. Per riuscire a proteggere la famiglia e i loro protetti da quella che gli esseri umani, a loro tempo, avevano chiamato “la fine del mondo”, avevano speso così tante energie che si erano tramutati in cristalli. Ossia la forma che gli angeli assumono dopo la morte, ricevendo così la vita eterna.
Senza più alcuna esitazione, Misty si voltò e uscì.

Non era mai stata all'Accademia di notte e doveva ammettere che la cosa era piuttosto spettrale. I corridoi completamente bui, nessun rumore all'infuori dei propri passi, lo stormire delle fronde dei salici angelici in giardino... insomma un bel quadretto. Adatto per rilassare una persona.
Era quasi arrivata infondo al corridoio, tesa come una corda di violino, quando qualcuno sbucò dall'ombra, placcandola alle spalle. Lanciò uno strillò spaventato, balzando in avanti e arrivando quasi a dare una forte testata al soffitto dopo aver spiccato involontariamente il volo.
  • Ehi! Stai calma! Sono io! – esclamò Marina, ridendo come una matta.
  • Io te l'avevo detto che non era una buona idea... – sbucò da qualche parte anche Melody.
  • Siete pazze?! --sbottò Misty – Mi volete fare morire?! –
  • Oh, non lo faresti... non basta così poco per fare scoppiare il cuore ad un angelo... – cantilenò Marina con noncuranza.
  • Spiritosa... –
  • Bhe? Che fai ancora lì? – le disse Melody, incrociano le braccia. Misty la guardò senza capire. – Noi abbiamo già fatto e conosciamo i nostri Protetti. Tu non dovresti raggiungere la Sala della Fonte? –
  • Eh? Oh, giusto, giusto!!! – e detto questo, sbatté le ali e schizzò via per il corridoio buio.
  • Noi ti aspettiamo qui! – le gridò dietro Marina. Misty svoltò a destra. Melody parve ricordarsi di colpo di qualcosa. Si voltò nella sua direzione.
  • E attenta alle... – SBONK – … statue. –
Misty raggiunse l'arco che dava al patio della Fonte. Si stava massaggiando ancora la fronte dopo la bellissima cozzata che aveva piantato contro la statua di un Arcangelo vissuto millenni prima, agli albori della loro razza.
Si stava ancora lamentando, quando una voce la paralizzò sul posto.
  • Benvenuta, Custode Waterflower. –
Misty si voltò. Un angelo dalle enormi ali bianche, ripiegate dietro la schiena, le si stava avvicinando a passo calmo. Aveva un basco bianco sulla testa, che copriva in parte i sottili capelli celesti.
  • Maestro Adriano! Che cosa ci fa lei qui? – Adriano era uno degli Arcangeli che insegnava all'Accademia e lui in particolare, era l'insegnante che più degli altri l'aveva letteralmente presa sotto la sua “ala protettiva”.
  • Sarò io il tuo mentore. Ti spiegherò come comportarti per ottenere il collegamento empatico con il tuo Protetto. Come ben sai, questo legame... –
  • Sarà percepito solo da me e non dall'umano. –
  • Perfetto. Vedo che sei preparata. Bene, allora. Mia cara, vieni avanti. –
La condusse al bordo della Fonte, nient'altro che un bacile in marmo profondo tre dita e con dell'acqua limpidissima al suo interno. La invitò a guardare al suo interno e lei ubbidì. Doveva concentrarsi, visualizzare il mondo sotto di loro, percepire... percepire quel qualcuno che sarebbe rimasto legato a lei fino alla morte.
Passarono i minuti, che Misty passò a fissare inutilmente l'acqua del bacile. Adriano stava per ammonirla sulla sua poca concentrazione, quando gli occhi della ragazza si accesero all'improvviso, come se al posto delle pupille ci fossero stati due neon verde acqua, lo stesso brillante colore delle ali. Misty socchiuse gli occhi, quasi in trance e l'immagine di qualcuno apparve sulla superficie dell'acqua, come se lo stesse guardando da una finestra.
All'inizio fu tutto sfocato e indefinito, fino a diventare più nitido e riconoscibile. Era un ragazzo. Giovane. Aveva foltissimi e spettinati capelli corvini e grandi e vispi occhi nocciola, senza escludere quel sorrisetto da ribelle che subito la stupì. Il ragazzo si voltò nella sua direzione, senza smettere di sorridere, quasi la vedesse. Quasi guidata da un forte istinto, Misty protese la mano verso di lui. Verso il suo riflesso. Non appena le sue dita sfiorarono il pelo dell'acqua, la polla s'illuminò di una forte luce color acquamarina e un'ondata di informazioni le investì la mente.
Barcollò all'indietro e la Fonte si spense. Adriano la guardava serio. Lei scosse la testa, ancora confusa.
  • Ebbene? – chiese l'Arcangelo – Hai scoperto chi dovrai proteggere? Hai ricevuto la vista? –
  • S-sì... credo di sì. Si chiama Ash Ketchum, ha diciassette anni e abita con la madre in una piccola cittadina di periferia chiamata Pallet... – si bloccò. Come accidenti faceva a sapere tutte quelle cose?! Adriano sorrise.
  • Bene. Direi che il legame empatico è andato a buon fine. Ora che sai, puoi andare. Raggiungi il tuo Protetto. È ora. –

Il momento. Il momento. Stava davvero per lasciare Cerulean. Ancora non se ne rendeva bene conto, ma più avanzava nel cielo verso i confini della città, più un senso di angoscia e paura le attanagliava lo stomaco. Quando riuscì a scorgere il limitare dell'isola sospesa e il mare di nuvole sotto di sé, si paralizzò. Bene... era il momento.
Due mani la agguantarono ognuna ad una mano. Ai suoi lati Marina e Melody l'avevano raggiunta e sorridevano incoraggianti.
  • Se lo facciamo insieme sarà più facile. – suggerì Melody.
Stranamente Marina non parlava. Misty annuì.
  • Voi dove siete dirette? – chiese loro, con un ultimo sospiro, per prendere forza.
  • Nella regione di Hoenn. – rispose subito Marina.
  • Io invece in quella di Kanto. A Zafferanopoli. – rispose Melody. – Tu? –
  • Anch'io Kanto. Pallet. –
  • Non è giusto! – si lamentò Marina. – Perché voi siete tanto vicine e io no? –
  • Il mondo è più piccolo di quanto pensi, Marina. – la incoraggiò Misty – Ci rivedremo molto presto. Tutte quante. Ne sono sicura. –
Il gruppo annuì, quindi, senza più alcun ripensamento, sempre tenendosi per mano, si buttarono oltre l'isola sospesa, là, verso il banco di nubi, che poi era il confine tra il loro mondo e quello umano.

Non appena superarono le nubi, una forte corrente le investì, stupendole e strappando loro strilli sorpresi. Ognuna di loro venne strattonata in una diversa direzione, con violenza, e la presa sulle mani delle amiche venne meno ad ognuna di loro. La prima a separarsi da loro fu Marina, che svanì presto nel buio della notte. Per un certo tratto, Misty e Melody vennero trascinate nella stessa direzione, ma ben presto anche Melody fu spinta lontano da lei. Sempre più spaventata, Misty chiuse gli occhi fino allo spasmo, senza neppure avere la forza di gridare. Quando finalmente la corrente venne meno e lei poté spalancare istintivamente le ali per frenare la caduta, osò riaprire gli occhi.
Si trovava sospesa sopra una casa dal tetto rosso. Piccola, ma molto graziosa, con un patio munito di tavolo e sedie da giardino e un portico il cui vialetto era costellato da vari tipi di fiori. D'improvviso ebbe un fulmineo ricordo di ciò che le sie era versato nella mente dopo l'avviamento del collegamento empatico: era lei, la casa del suo Protetto. C'era da dire... che le architetture umane erano completamente diverse dalle loro.
Si abbassò di quota, curiosando dalle finestre. Le passò un po' tutte, individuando anche una figura femminile addormentata in un letto, sicuramente la madre del ragazzo. Finalmente giunse dinnanzi a quella giusta. Non appena toccò con un dito il vetro della finestra, quello passò oltre, come se non ci fosse stato alcunché di solido a fermarla. Incuriosita, procedette con tutto il corpo, fino ad attraversare l'intero muro e ritrovarsi nella stanza del ragazzo.
Ah, hai capito...? pensò divertita Allora è così che funziona qui per noi. Passare attraverso i muri come fantasmi. Bhe, che forza!!!
Una figura si agitò lievemente nel letto. Abbassò lo sguardo. Svolazzò più vicino, per vedere oltre il buio e scorgere meglio il viso del ragazzo. Era come l'aveva visto nella visione, solo che ora dormiva e il suo viso rilassato faceva quasi tenerezza. Stringeva tra le braccia un piccolo animaletto dal pelo giallo striato in qualche punto di marrone, le gote rosse e una lunga coda a forma di saetta. Anche lui dormiva sereno, rannicchiato al petto del suo proprietario.
Misty si posò a terra, in ginocchio. Poggiò le braccia sul materasso e vi posò sopra il mento, rimanendo a fissare il ragazzo che dormiva.
Era la prima volta che vedeva un umano e la sua curiosità era davvero forte. Sarebbe rimasta ad osservarlo anche per tutta la notte.
Bene. Era lì. Era Custode. Dal giorno dopo, il suo nuovo mestiere avrebbe avuto inizio per davvero. Si chiese cosa le avrebbe riservato il futuro. Sospirò, sorridendo. Bhe, quello si sarebbe visto. Per il momento, sarebbe stata una buona cosa capire capire e conoscere meglio il suo Protetto.
  • Ash.... –

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non so se sono in ritardo anche qui o no, ma il fatto importante é che SONO QUI!!! ^0^
Sono qui e ho la mascella che cade a terra, perché questa idea non e´ geniale, di piu´.
No, dico, COME TI E´ VENUTA IN MENTE!??? O.O
Non ho parole, e´ incredibile! Anche Change lo era, ma questa... Wow.
Ok, si, si, mi calmo XD
Dunque... Melody!!!! Gia´ lo so che sara´ lei a tormentare Misty dicendo che si sta innamorando del suo protetto XD Proprio come nel film 2 XD
Marina... Marina... Oddio, chi e´ Marina!? O.O Quella dai capelli blu che appare in Chronicles? Non ricordo bene... Perche´se e´quella che dico io, allora lei sara´la Custode di quell´altro tipo, la´, quel tipo che c´ha il ciuffo e il berretto, come si chiama, Jimmy?
Melody invece non ho la piu´ pallida idea di chi dovra´ essere la Custode O.O
Comunque, le sorelle di Misty rimangono il mio mito vivente sempre e comunque, non c´e´ niente da fare XD
Non vedo l´ora di leggere il prossimo capitolo, sono certa che Ash dara´ filo da torcere alla cara Misty!
Mi anticipi qualcosina? *w* Ti preeeeego...
D´accordo, ti saluto e ti prometto che arrivero´ puntuale la prossima volta, scusami tanto!
Un bacione, complimentissimi!!
Ser <3
P.S. Visto? Una recensione senza scleri XD

Anonimo ha detto...

SEEEEEER!!! Ma buongiorno!!! ^^ ahahahaha, ti dirò, questa potenziale fic mi è venuta in mente una sera, mentre guardavo un programma (Mistero? Non mi ricordo...) in cui parlavano di angeli custodi, dove c'era una foto in cui probabilmente ne era stato immortalato uno. E mi son detta: perché no? E così è nata la fic. Sì, ho una mente molto malata! ahahahah ^^
Melody, proprio per quello che ha fatto nel 2° film, rimarrà per sempre uno dei miei miti viventi!
Marina è, sì, quella di Chronicles, ma il suo Protetto non c'entra nulla con quello che hai detto tu.. (a dire la verità, mi sono ricordata della sua esistenza solo DOPO aver letto il tuo commento.. O__O)
Anticipazioni? Wow, mi sa che da qui a fine Agosto, siccome parto, questa sarà l'unica anticipazione che ti potrò dare, per cui vedrò di farla bella bella: nel prossimo capitolo Misty comincerà a conoscere il carattere di Ash. O meglio, il suo lato peggiore (un ragazzino presuntuoso, egocentrico, impulsivo, ecc...). Questo la manderà moolto presto (il suo primo giorno di lavoro, dico solo questo..^^) fuori dai gangheri e più di una volta sarà tentata di mandare al diavolo il proprio compito e di strangolarlo con le proprie mani.
Bene, direi che questo può bastare, altrimenti faccio prima a raccontarti tutta la fic. ehehehe ^^
Arriverai puntuale, hai detto? Bene! Perché per il mio ritorno mi aspetto di trovare qualche vostro commento! :P ihihihihi (no, non ce la faccio a fare la maligna... ^^)
Una recensione senza SCLERI??? Chi sei tu? Che ne hai fatto della vera Ser?! ^--^
Oook. Ora devo andare a preparare le valige.
Un bacione a tutte quante.
Riri

Yachan ha detto...

Ciao! Come promesso...e io mantengo le promesse! Non come Ash che promette e poi passano anni e anni ed è come non avesse fatto mai una promessa! (stupidi sceneggiatori!)...eccomi qui a commentare ^^ Oggi ho il pc per me, che bello! Ih ih...ma non è per questo che sono qui!
La fic è originale, scritta e strutturata bene.
Ogni volta che sento il nome di Marina (mio personaggio preferito che appare in alcune mie fic), c'è sempre un punto interrogativo. Perché Marina è sia il nome della ragazza dello special e del videogioco, ma è anche il nome del personaggio che appare nelle isole Orange e che ha molta affinità con Misty. Non ci sarebbero questi fraintendimenti, se tenessero i nomi orginali U_U'
Melody poi, lei è lei...è forse l'unico personaggio che sia rimasto nel cuore dei fans di pokemon, anche se ha partecipato solo in un film...anche se a volte vorrei strozzarla per quel bacio...no, anzi. E' Bianca che voglio fare fuori *_*
Cooomunque, la fic inizia bene e incuriosisce il lettore. Naturalmente, non so cosa verrà dopo, perché ho preferito che resti una sorpresa anche per me.
Perciò, a risentirci al prossimo commento!